ORTOGNATODONZIA

L'apparato stomatognatico,complesso “sistema multifunzionale” costituito dalle basi amscellare e mandibolare, dalle arcate dento-alveolari, dal sistema neuro-muscolare e dalle articolazioni temporo-mandibolari, concorre all'espletamento di funzioni vitali per l'individuo, quali deglutizione, respirazione, fonazione e masticazione.
In presenza di equilibrio tra le sue diverse componenti, l'apparato stomatognatico si accresce e si sviluppa in modo armonico; tuttavia, fattori sfavorevoli possono condizionare il normale iter evolutivo determinando l'instaurarsi di una malocclusione .

L'ortognatodonzia, disciplina che studia le disgnazie dento-maxillo-facciali, ha come finalità primaria quella dindividuare precocemente una noxa patogena, “creando le premesse per ricondurre nell'ambito della norma biologica la vis vitalis della crescita naturale”.

Il paziente ortognatodontico è, in genere, un soggetto in fase di crescita; tuttavia, sempre più frequentemente anche l'adulto richiede l'intervento dell'ortodontista, con esigenze soggettive e necessità cliniche oggettive sostanzialmente differenti, per le quali risulta spesso indispensabile un approccio interdisciplinare.

Nella raccolta dei dati anamnestici bisogna tener conto di informazioni inerenti lo stato dentale ed occlusale e di possibili problematiche ortodontiche incorse anche nei familiari, per la possibile “familiarità” di determinati quadri clinici (es. ClasseIII, anomalie dentali,etc).

Bisogna porre attenzione a possibili eventi traumatici incorsi nella prima infanzia, in grado di comportare alterazioni a livello scheletrico o implicazioni dentali in dentizione decidua o permanente.

Bisogna inquadrare e risolvere precocemente le alterazioni funzionali, in grado di alterare l'equilibrio tra muscolatura intra-extra orale, con possibili implicazioni a livello del complesso dento-maxillo-facciale. E' necessaria la cura precoce delle lesioni cariose sugli elementi decidui (denti da latte), per evitare che la perdita di sostanza dentale comporti mesio-inclinazioni, mesializzazioni e rotazioni di elementi contigui ed estrusione degli antagonisti con possibili ulteriori ripercussioni sui rapporti interarcata.

Riguardo ai tempi di trattamento non risulta sempre possibile stabilire con esattezza la durata della terapia ortodontica: nel soggetto in crescita, la pianificazione terapeutica può prevedere differenti fasi di intervento, con periodi intermedi, nel corso dei quali va monitorata la crescita e lo sviluppo del soggetto e la permuta dentale; nel soggetto adulto è spesso richiesto un approccio multidisciplinare.

Relativamente alla durata dei risultati ottenuti, in termini di stabilità del trattamento, in letteratura le opinioni risultano controverse. Il perseguimento di un buon equilibrio funzionale dovrebbe garantire il mantenimento nel tempo dei risultati ottenuti.

Un ruolo determinante è svolto dalla collaborazione del paziente e dei familiari in assenza della quale potrà essere vanificato l'intervento ortognatodontico ed incorrere in effetti indesiderati per l'integrità dei tessuti dento-parodontali.

PROBLEMATICHE TRASVERSALI
  • il trattamento della discrepanza trasversale può, talvolta, concorrere alla risoluzione di quella sagittale.
  • In presenza di latero-deviazione mandibolare, un intervento precoce e tempestivo può consentire di prevenire o intercettare asimmetrie posizionali che altrimenti esiterebbero in asimmetrie scheletriche.
  • In dentizione decidua il molaggio selettivo nel rimuovere interferenze occlusali responsabili della latero-deviazione mandibolare può prevenire l'instaurarsi di morsi crociati posteriori. Qualora il molaggio non risulti sufficiente si ricorre ad un dispositivo di espansione rapida o lenta.
  • In dentizione mista si può intervenire con dispositivi di espansione lenta o rapida preferibilmente applicando i dispositivi ortopedici sugli elementi decidui.
  • In dentizione permanente ed a crescita ultimata la terapia può essere di compromesso o chirurgico-ortodontico.

PROBLEMATICHE SAGITTALI
  • in presenza di una disgnazia sul piano sagittale risultano determinanti l'esame clinico e l'analisi cefalometrica sulla teleradiografia del cranio in proiezione latero-laterale.
  • Nei quadri di classe II la predicibilità del trattamento è sempre in relazione con la tipologia facciale (dimensione verticale) e con la dimensione trasversale (eventuali asimmetrie), in grado di influire sulla prognosi. Un trattamento ortopedico funzionale nelle malocclusioni di classe II la retrusione mandibolare potrebbe risultare particolarmente efficace se include il picco di crescita mandibolare.
  • Nei quadri di classe III la correzione ortopedica appare più complessa soprattutto in presenza di sindromi progeniche. La correzione dei quadri di retrusione del mascellare superiore sembra avere maggiori possibilità di successo con il trattamento ortopedico; se intrapresa in età prepuberale (7-8 anni). Dopo i 10 anni la predicibilità di un trattamento ortopedico con trazione postero anteriore decade. in ogni caso la prognosi di tale malocclusioni risulta essere riservata.

PROBLEMATICHE VERTICALI
  • Le anomalie verticali possono determinare sia alterazioni dell'estetica facciale che problematiche di tipo funzionale e richiedono un intervento precoce. Un aumento della dimensione verticale (morso aperto-open bite) può determinare alterazioni della funzione masticatoria mentre un'evidente diminuzione (morso profondo-deep bite) può sostenere problematiche parodontali. Ancora discusso è il ruolo del deep bite nella patogenesi delle disfunzioni cranio-mandibolari.
  • E' fondamentale la correzione precoce con l'eliminazione di abitudini viziate, individuazione e successiva risoluzione di problematiche respiratorie e con una rieducazione della muscolatura e della funzione linguale. Può essere prevista una valutazione logopedica e otorinolaringoiatrica.
  • Le indagini radiografiche 3D possono risultare utili nei quadri di inclusione degli elementi dentali per il cui recupero risulta indicato un approccio combinato chirurgico-ortodontico.
  • L'uso di miniviti utilizzato come dispositivo di ancoraggio extra dentale può essere utile e necessita di un'approfondita programmazione.